Il ragazzo dai pantaloni rosa
Da sabato 30 novembre A domenica 01 dicembre
Andrea Spezzacatena è un ragazzino studioso e disciplinato più attento a "fare felici gli altri" che se stesso. Ama i suoi genitori e il fratellino Daniele, adora passare le estati in Calabria dove sente di poter essere completamente se stesso. A scuola invece non è altrettanto facile: da un lato c'è l'amica Sara con cui Andrea trascorre ore serene, dall'altro Christian, "tanto bello quanto stronzo" come lo descrive Sara, il compagno di scuola che Andrea vorrebbe come amico e che invece lo tratta con indifferenza, quando non con crudeltà. Il salto dalle medie al liceo non affranca Andrea dalla presenza tossica di Christian, ripetente e frustrato, e dunque pronto a prendere Andrea come capro espiatorio. Il pretesto, per lui e per i bulli della scuola, è il paio di pantaloni rossi che la madre di Andrea, Teresa, ha stinto per errore e che sono diventati rosa. Andrea finirà per fare la scelta più dolorosa per uscire da una scena in cui è diventato un bersaglio, al punto che i suoi detrattori hanno creato un sito per metterlo alla gogna.
Il ragazzo dai pantaloni rosa prende spunto dalla storia vera di Andrea Spezzacatena, morto suicida a 15 anni, e dal libro di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, intitolato "Andrea oltre il pantalone rosa".
Roberto Proia, autore del soggetto e della sceneggiatura del film, compie subito una scelta fondamentale: togliere la parola alla madre e restituirla al figlio, che si racconta in prima persona post mortem, come Susie Salmon in Amabili resti o Joe Gillis in Viale del tramonto. Claudia Pandolfi, che interpreta Teresa, si fa carico di alludere con gentilezza anche alle sue fragilità, oltre che al grande amore per il figlio, e il rapporto con l'ex marito Tommaso viene mostrato anche nella sua conflittualità.
Samuele Carrino è molto efficace e ricco di sfumature nel raccontare Andrea, riuscendo anche credibilmente a "cambiare età" sul grande schermo. Andra Arru, che ha il ruolo ingrato di Christian, sa regalargli un sottotesto di tristezza e solitudine che ne spiegano il comportamento ondivago. Infine Sara Ciocca è come sempre solida nella sua interpretazione della sua omonima migliore amica di Andrea.
Quel che lascia perplessi, soprattutto per la regia di Margherita Ferri che così efficacemente aveva saputo raccontare l'omosessualità adolescenziale nel suo film d'esordio, Zen - Sul ghiaccio sottile, è l'esitazione del film nel valutare l'ipotesi che a fare di Andrea una preda potesse essere stata una sua effettiva omosessualità. Teresa accusa Tommaso di "avere sempre paura di dare un nome alle cose", ma sembra quasi che questo sia il rischio che il film non vuole (o può) assumersi.
La gravità del comportamento dei bulli, e poi dei cyberbulli, sembra infatti risiedere nell'equivoco per cui un paio di pantaloni rosa sarebbero stati scambiati erroneamente per una dichiarazione di preferenza sessuale. Ma sarebbe stato più giustificabile, meno doloroso o ingiusto, se Andrea fosse stato gay? Ovviamente no.
Il dileggio nei suoi confronti non è immeritato perché è etero, ma perché è un essere umano, punto. Dunque l'attenzione nel sottolineare la sua eterosessualità, con tanto di accenno ad una possibile storia d'amore con Sara, appare forzata e fuori luogo, anche perché non c'è alcuna chimica fra i due personaggi, mentre ce ne è una palpabile fra i personaggi di Andrea e Christian.
Margherita Ferri è un'abile regista che sa raccontare con pathos ed empatia il mondo giovanile, gestendo molto bene le scene di insieme che raccontano la poliedricità dei comportamenti durante un'età fluida e ipersensibile. Ma la sceneggiatura semina molti accenni che non raccoglie fino in fondo, con una sorta di esitazione prudente, e perde l'occasione di fare maggiormente leva su una parte integrante della ricerca di identità e del desiderio adolescenziale, scegliendo una strada più conservatrice.
ORARI:
Domenica: ore 16:15 - 21:00