BIG HERO 6
Da sabato 03 gennaio A martedì 06 gennaio
Ogni notte, nei vicoli più reconditi della metropoli futuristica di San Fransokyo si improvvisano i ring delle competizioni clandestine più acerrime e avanguardistiche, i bot fight, o le lotte tra robot. Il quattordicenne Hiro Hamada, prodigio della robotica, è un insospettabile campione di tali tenzoni che lo portano inevitabilmente a rimanere invischiato in guai più grossi di lui, allorché vince grosse scommesse contro i veterani dell'azzardo. A salvarlo c'è però sempre il fratello maggiore Tadashi, che cerca di allontanarlo dalla pericolosa passione per i bot fight. A tal fine, Tadashi cerca di convincere Hiro ad entrare con lui nell'élite del San Fransokyo Institute of Technology. Dopo una visita presso il 'covo dei geeks', dove Tadashi presenta a Hiro i suoi sodali Gogo, Honey Lemon, Wasabi e Fred e il suo progetto Baymax, un robot gonfiabile inteso a fornire ausilio sanitario sia fisico sia psicologico, il genio teenager è più che convinto. Ma la sera della fiera di presentazione dei progetti di ammissione all'istituto, dove Hiro primeggia grazie ai suoi mirabolanti micro-bot, in grado di dar forma a qualsiasi proiezione della mente di chi li comanda, l'Istituto è d'improvviso avvolto dalle fiamme di un incendio in cui Tadashi perde la vita...
Far seguito al successo vastissimo - e inatteso in tali proporzioni - di Frozen non è un'impresa facile per la Disney. Tanto più che la sfida viene presa di petto dallo studio di Burbank in Big Hero 6 (la cui produzione è invero iniziata tre anni fa, ovviamente ben lungi dal calcolo di dover seguire a ruota al più grande incasso per un film d'animazione di tutti i tempi). Perché sì, il film firmato da Don Hall e Chris Williams viola nelle sue fasi preliminari il classico tabù Disney della perdita dolorosa di un familiare; un trauma 'coraggiosamente' già messo in scena, però, nei classici capolavori Bambi (1942) e Il re leone (1994). Un elemento drammatico che s'innesta dritto alle radici, modificandone le premesse, di quello che è anche il primo adattamento disneyano di un fumetto Marvel. La spinta supereroica e superoministica che domina il cinema stelle e strisce degli ultimi anni viene qui temperata da una dose di dolente emotività che pare mutuata dalla dichiarata influenza che gli anime giapponesi e in particolare il cinema di Hayao Miyazaki esercitano su questa produzione del padre di Toy Story John Lasseter. Del resto, il processo osmotico tra l'immaginario delle due sponde del Pacifico trova un suo fertile terreno nella splendida creazione scenografica di una crasi tra San Francisco e Tokyo. Nella città immaginaria che fa da sfondo alle vicende di Hiro, Baymax e degli altri Big Hero 6, si riconoscono rielaborazioni degli emblemi del paesaggio urbano delle due metropoli, il Golden Gate e la Tokyo Tower, ma si rintraccia pure una fine sintesi tra l'affollata ipermodernità della capitale nipponica e la rilassata eleganza della baia californiana, in una sorta di rilettura disneyana dell'ibridazione fantascientifica di Blade Runner. Ma la ricercata fusione tra Occidente e Oriente (si noti nei primi piani il disegno del taglio degli occhi di Hiro e Tadashi) trova la sua più felice e memorabile creatura proprio in quel Baymax che ci auguriamo si ritagli una nicchia di culto nella schiera degli eroi Disney dei Duemila.
Sorta di omino Michelin devoto al benessere psico-fisico di Hiro, Baymax percorre una parabola che va da zelante infermiere a indomito superrobot, declinando le forme di un goffo e adorabile stereotipo dell'amico dei sogni, il compagno d'avventure che tutti vorrebbero al proprio fianco. Concepito per essere abbracciato, Baymax è l'equivalente robotico di Doraemon e Totoro; manca perciò dell'immediata simpatia da peluche di questi ultimi (anche per via del volto senza espressione), ma con la sua caparbietà e spirito di sacrificio conquista e commuove. E proprio questo equilibrio ineffabile tra i molti sorrisi e qualche lacrima sigla la riuscita della difficile scommessa di Big Hero 6. Non disseminerà forse per il mondo il ritornello di una nuova Let It Go, ma il cinquantaquattresimo lungometraggio Disney ha tutte le carte in regola per entrare nel novero dei classici contemporanei e far sognare a più d'uno spettatore (bambino o adulto) d'incontrare un giorno il proprio Baymax...
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